Sezzadio
Il Borgo si contraddistingue per essere stato sede in passato di importanti abazie. Si ricorda il complesso di S. Stefano fondato in XI sec. da monaci benedettini provenienti da Genova, oggi però molto rimaneggiato; l’abside in origine semicircolare, ora rettangolare conserva una Crocifissione attribuita al XIV sec., mentre la facciata è stata rifatta nel corso del XVIII sec. Di notevole importanza e potenza è stata l’abazia di S. Giustina; fondata da Liutprando, re dei Longobardi, in VIII sec. d. C., viene ricostruita e dotata di notevoli proprietà dopo il 1030 dal marchese Ottoberto della dinastia aleramica che l’affida ai monaci benedettini. Dell’edificio romanico originario rimangono, esternamente, la facciata a salienti e gli archetti binati sostenuti da lesene che ornano l’intero perimetro, internamente, la planimetria a tre navate con possente transetto, il prersbiterio rialzato e la cripta sottostante. Nella seconda metà del XV secolo la copertura a capriate lignee viene sostituita da volte a crociera, i pilastri rettangolari vengono rinforzati da semicolonne e vengono aggiunti i pinnacoli esterni e la torretta in facciata. Alla Fine del XV sec.,
dopo tre secoli di gloriosa storia e considerevole peso politico, l’abazia perde l’autonomia e i beni passano in commenda. In epoca napoleonica la chiesa viene trasformata in granaio e suddivisa in più piani. L’intonaco e la calce cancellano quasi interamente la decorazione pittorica. Nel 1863 il complesso viene acquistato dal senatore Frascara che realizza l’attuale villa sulle macerie del convento e, soprattutto, inizia il recupero della chiesa, completato in questo secolo per volontà della figlia.
L’interno, nonostante il restauro, rivela ancora le tracce delle manomissioni e degli sventramenti; tuttavia, si è recuperata la decorazione dell’abside eseguita nel XV secolo con storie della Passione e il Giudizio Universale, parte di quella del transetto nord con storie delle vergine del XIV secolo e tracce di un fregio decorativo con velario sempre in questa zona, unica testimonianza della decorazione Del XI secolo. Tra gli aspetti meglio conservati si ricorda il pavimento musivo della cripta realizzato in tessere bianche e nere e decori geometrici e floreali terminante con una scrittura che, in latino, ricorda l’intervento di Ottoberto.
Papa Pio V celebrò la sua prima Messa nell’antica chiesa parrocchiale di Sezzadio, paese natale delle madre.

Alessandria
MUSEO CIVICO E PINACOTECA
Il Museo, nell’attuale sede temporanea del settecentesco Palazzo Cuttica di Cassine, contiene preziose raccolte che rivivono in un percorso espositivo che consente di ammirare i raffinati arazzi fiamminghi appena restaurati, le miniature di Giovanni Migliara, la collezione numismatica e significativi esempi di pittura dal Prezioso Gandolfino a Morbelli.
Di notevole interesse risultano essere le sale dedicate a San Pio V dov’è presente l’importante testimonianza della committenza che il pontefice di origine alessandrina ha voluto per la sua terra natia. Vengono conservati una collezione di trenta libri miniati proveniente dalla basilica di Santa Croce di Bosco Marengo. I volumi furono fatti riccamente decorare a Roma da San Pio V presso il rinomato atelier del “ principe dei miniatori” Giulio Clovio. Tra i tessuti è da ricordare il piviale di San Pio V e di particolare importanza sono anche due ritratti del Pontefice.
CENNI STORICI
La fondazione di Alessandria della “paglia”, sorta in un’area palustre e disabitata alla confluenza con il Tanaro e Bormida detta Palea, risalirebbe al 1168. La denominazione si riferisce a Papa Alessandro III . Appena costituita, la città resiste a un lungo assedio dell’imperatore Federico Barbarossa; nel 1183 viene riconosciuta città del regno italico. Nel corso dei secoli Alessandria cambia alleanze e dominatori: Visconti e Sforza, francesi e spagnoli, sino a entrare nel regno sabaudo nel 1713. Ad Alessandria nascono i primi moti del Risorgimento; dopo l’unita d’ Italia, la città vive un costante progresso culturale, industriale e commerciale.
CATTEDRALE
Questa chiesa neoclassica, intitolata a San Pietro, fu eretta nel 1875-79 da Edoardo Arborio Mella sull’antico complesso conventuale di San Marco. A sinistra svetta l’alto campanile cuspidato (106 metri), mentre sull’angolo dellla facciata è murata una scultura romanica raffigurante Gagliaudo Aulari che, secondo la tradizione, avrebbe astutamente liberato la città dal Barbarossa. L’interno a croce latina, a tre navate divise da pilastri, con profonde cappelle laterali e deambulatorio, costituisce una preziosa galleria d’arte sacra.
Il Tesoro della Cattedrale comprende due reliquiari: il Legno della Vera Croce e la Spina della Corona di Cristo, entrambi in argento sbalzato e cesellato del XVII secolo. Interessante risulta essere la galleria del Moncalvo: due tele di grandi dimensioni databili al 1613- 16 con le Storie della Vergine si trovano esposte nella Sacrestia Capitolare.

Castellazzo
S. Stefano extra muros sorge a sud dell’abitato di Castellazzo. L’ubicazione extramuraria conferma l’origine monastica della chiesa, probabilmente fondazione benedettina della metà dell’XI sec.; per un certo periodo è stata alle dipendenze dell’abazia di S. Giustina di Sezzadio per poi passare in XVI sec. al Seminario Vescovile di Alessandria.
Della veste romanica conserva solo le absidi esterne decorate ad archetti pensili e la cripta del tipo a “oratorio”, poiché nel tardo seicento fu pesantemente ricostruita; di questo momento degna di nota è l’ancona dell’altare, un’articolata “quinta” in stucco e muratura suddivisa in tre nicchie da colonne tortili a chiudere la navata.
La chiesa di SS. Trinità da Lungi, chiamata così per distinguerla dall’ononimo oratorio urbano, sorge in zona rurale , ma strategica per le comunicazioni nella piana alessandrina; fondata verso il 1130 dall’ordine dei Montariensi come centro monastico, gode d’autonomia fino al XV sec. Il radicale intervento di restauro si ha negli anni ‘ 30 ad opera della Sopraintendenza. L’interno conserva in buona parte la veste romanica, ad eccezione della copertura delle volte, mentre dell’esterno solo la prima parte della facciata è stata recuperata. Da segnalare la notevole qualità dei capitelli parte decorati a foglie d’acanto, parte con con figurazioni zoomorfe. A Caslellazzo sorge il neoclassico Santuario della Madonna della Creta, proclamata nel 1947 da Pio XII “Celeste Patrona dei Centauri di tutto il mondo”. All’interno del Santuario numerosissimi e talvolta inusualiexvoto vengono offerti alla settecentesca effigie della Vergine a testimonianza delle grazie ricevute.

Acqui Terme
Città di origini romane,già allora nota per la sue terme, Acqui conserva delle sue origini storiche alcune arcate dello scenografico acquedotto. In epoca medioevale il suo splendore fu di breve durata, fino alla conquista da parte di Alessandria (1278). Anche nei secoli successivi il destino della città rimarrà legato alle sue terme, ricostruite dai Gonzaga e ampliato dai Savoia. Centro della città è la Piazza della Bollente con l’ottocentesca edicola in marmo a esaltare la sorgente di acque sulfuree.
La cattedrale consacrata nell ’ XI secolo da San Guido, Vescovo e Santo protettore della città, dedicata alla Beata Vergine Assunta, è una costruzione romanica, forse su precedente tempio paleocristiano. Conserva della primitiva architettura parte delle strutture esterne, il transetto e le absidi semicircolari in masselli in pietra con monofore decorate da serie di archetti. La facciata rimaneggiata in varie epoche è preceduta da un atrio a colonne binarie del ‘ 600 ed ha un pregevole portale marmoreo del 1941 di Giovanni Antonio Pilacorte. L’interno a croce latina è a tre navate fiancheggiate da due file di cappelle laterali più recenti. Si conserva all’interno della chiesa il sarcofago contenenti le spoglie mortali di San Guido.

Novi Ligure
Sorta probabilmente a partire dal X secolo, la città di Novi Ligure offre al visitatore un ricco patrimonio artistico e architettonico rappresentato dai suoi palazzi e dalle sue chiese, unito a parchi cittadini e scorci paesaggistici di notevole bellezza. Oltre alle colline coltivate prevalentemente a vigneto dove viene prodotto il pregiato vino Gavi DOCG, il territorio si caratterizza per la natura selvaggia di alcune sue valli, quali la Val Borbera e l’Alta Val Lemme, e la fertile pianura alluvionale formata dal torrente Scrivia. Questi diversi ambienti naturali hanno determinato la creazione di oasi naturalistiche di grande pregio, quali il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo e il Parco naturale dello Scrivia. Fin dai tempi più antichi, questo territorio compreso tra la pianura e il mare è stato percorso da importanti vie di comunicazione, come la via Postumia, la Val Sale e la via Francinea: mercanti pellegrini lo attraversavano sostando nelle sue mansiones, stationes e mutationes, portando nuovi contributi alla vita sociale, culturale e architettonico-urbanistica della zona. Castelli, borghi, ospizi e abbazie sorsero lungo le principali direttrici del traffico e ancora oggi testimoniano il ruolo di quest’area nevralgica tra L’Europa continentale e il mare.
Basilica di Santa Maria Maddalena
Edificata a ridosso delle mura, contiene al suo interno un Calvario ligneo composto da 21 figure umane e due cavalli a grandezza naturale. Realizzato da maestranze forse fiamminghe alla fine del Cinquecento appositamente per questa chiesa, il Calvario occupa tutto lo spazio del bacino abside e culmina con la scena della Crocifissione. Al di sotto, in una nicchia, trova posto un altro straordinario gruppo scultoreo, la Deposizione, realizzato in terracotta policroma da maestranze lombarde all’inizio del XVI secolo.

Gavi Ligure
Rinomata soprattutto per il suo patrimonio enogastronomico(i ravioli, gli amaretti e il vino bianco Cortese), Gavi ha una storia legata essenzialmente alla dominazione genovese. In epoche remotela localit à rivestiva importanza quale nodo dei traffici commerciali fra Liguria e Piemonte. Per questo i genovesi ebbero sempre a cuore le sue sorti e provvidero a fortificarla adeguatamente.
Chiesa di San Giacomo
L’edificio fu costruito intorno al 1165 e, nonostante gli apporti barocchi dovuti ai restauri effettuati fra il 600 e il 700, conserva le caratteristiche tipiche dello stile romanico. La facciata in arenaria bianca presenta un imponente portale sormontato da una lunetta raffigurante un bassorilievo dell’Ultima Cena. All’interno: tavola quattrocentesca di Gandolfino(Madonna in trono fra San Giacomo e San Giovanni) e tracce di affreschi trecenteschi.
Il Forte cinquecentesco, voluto dai genovesi, esso ha un impianto a stella con sei bastioni ad angolo acuto. E’ monumento nazionale dal 1945.

Tortona
Tortona e il Tortonese costituiscono ancora oggi una zona di passaggio fra Lombardia e Piemonte, fra gli Appennini Liguri e la Pianura Padana: basti pensare alla centralità del casello autostradale, vero e proprio nodo viario di numerose direttrici. Lo stesso discorso vale per la ferrovia. La lettura storica non cambia le cose: terrotorio milanese fino al XVIII secolo, il Tortonese, e in particolare il capoluogo, intratteneva con Genova, l’antica repubblica marinara e potenza economica, profondi rapporti di scambi commerciali.
Una situazione che favorisce la comunicazione e stimola anche la creativit à: non è un caso se in quest’area nascono Pellizza da Volpedo, Matteo Bandello, Don Lorenzo Perosi, né sorprende l’abbondanza di opere artistiche e architettoniche di grande pregio e interesse.
La Chiesa di Santa Maria Canale è la più antica Chiesa di Tortona, documentata dal 1151, anche se l’edificio attuale risale all’ XI-XII secolo con l’aggiunta, nella seconda metà del XVI secolo, dell’abside rettangolare e delle cappelle laterali. Tra i dipinti di notevole interesse è una Natività di scuola leonardesca.
E’ da ricordare che alla Diocesi di Tortona appartenne il territorio di Bosco Marengo e quindi il complesso di Santa Croce fino alla istituzione della Diocesi di Alessandria nel 1817.