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Libretto originale dell'Oratorio

Libretto
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L’empieta’ delusa Prima nazionale moderna
Santa Croce di Bosco Marengo, 17 gennaio 2004 – ore 21 Una fortunata riscoperta
La ricerca sul repertorio musicale legato alla figura di San Pio V ha condotto alla riscoperta di ben tre oratori dedicati a celebrare nel 1713 il nuovo santo: La santità guerriera di San Pio V di Antonio Mangiarotti rappresentato a Genova, La vittoria navale di Antonio Vivaldi eseguita a Vicenza e L’empietà delusa di Giovanni Antonio Costa, commissionata dal Collegio Ghislieri di Pavia. Dei primi due si conoscono libretti e descrizioni delle cerimonie, ma la musica sfortunatamente è considerata perduta. Ciò rende ancora più notevole il fatto che si sia conservata fino a noi la partitura di Costa, trattandosi inoltre di una composizione d’occasione scritta da un autore di minor importanza rispetto a un Vivaldi. Dobbiamo ritenere che la replica a Vienna nel 1715 de L’empietà delusa abbia permesso alla partitura di essere archiviata nella biblioteca di quella città dove l’abbiamo ritrovata.
Gli autori
Giovanni Antonio Costa, che il frontespizio del libretto presenta come Cappellano d’onore di Sua Maestà Cesarea e Cattolica, Maestro di Cappella della Cattedrale di Pavia e Accademico Filarmonico, nacque a Pavia intorno al 1660 e morì nel 1735, fu sacerdote a servizio del papa, cantante in qualità di basso nel coro di San Marco a Venezia nel 1708, membro della congregazione del SS. Crocefisso a Roma, maestro di cappella del Duomo di Vercelli negli anni 1727-1735, autore degli oratori Poenitentia in Davide gloriosa (libretto di Filippo Capistrelli, Roma, 1694), L’Etna festivo (1696), Il Gedeone (Roma 1697), Annus ultionis Domini (Roma 1701), La confessione gloriosa di S. Agostino, dedicata all’imperatore Giuseppe I (Vienna 1707), del dramma per musica Falaride tiranno d’Agrigento, stampato a Venezia nel 1694 e dedicato a Marco Aurelio Soranzo, e gli viene attribuito il recitativo ed aria Che interi mai, per due voci e continuo.
L’autore del testo de L’empietà delusa, Carlo Giuseppe Cornacchia da Casale Monferrato, fu anch’egli sacerdote, Accademico Affidato di Pavia, ed Innominato di Bra; scrisse Il Segretaro di Parnaso lettere, e poesie (Milano 1717), Il Porsenna opera tragicomica (Casale 1718), L’Abisai tragedia composta (Casale1719), Novena in apparecchio alla Festa del sacro cuor di Gesù Cristo, con una meditazione per ogni giorno del mese (Milano 1749) Stimoli alla devozione ovvero Meditazioni accomodate per un ritiramento spirituale di un giorno in ogni mese (Milano 1745); lasciò manoscritta La vita della B. V. M. con divote riflessioni, e moralità. Non si conoscono le date della vita, ma era ancora in attività nel 1750. La partitura
In oltre 300 pagine manoscritte, la voluminosa partitura distribuisce recitativi, arie e duetti, alle sei voci che si dividono i ruoli della narrazione drammatica: la Chiesa e l’Empietà a due soprani, Cristo e il Testo a due contralti, San Pio al tenore, e il Demonio ovviamente alla voce di basso.
L’orchestra d’archi, con l’organo che realizza il basso continuo, presenta nelle parti strumentali una fitta trama contrappuntistica e mette in evidenza il ruolo concertante delle prime parti o delle singole sezioni nel dialogo con i cantanti. Gli sviluppi armonici sono sempre ricercati e mai banali, cosicché il linguaggio musicale di Costa risulta molto personale e indubbiamente affascinante per la capacità di coniugare la severità dell’impianto formale alle esigenze espressive del testo. Il libretto
Il libretto che segue è la fedele trascrizione dell’edizione Ghidini del 1713, conservata presso l’Università di Pavia, di cui abbiamo mantenuto gli elementi ornamentali e la grafia antica. Accoglie anche le variazioni ed i tagli operati da Costa nel musicare l’oratorio. Altri tagli si sono resi necessari per ridimensionare la partitura negli spazi temporali di un’esecuzione moderna.
Concludiamo con un breve glossario di alcuni termini di non immediata comprensione: Averno lago presso i Campi Flegrei dove si credeva fosse l’entrata dell’Inferno; Gusmano allude a San Domenico di Guzman, fondatore dell’Ordine cui appartiene San Pio V; olocausto sacrificio; pera perisca; periglio pericolo; piante piedi; Trace Turco.
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Introduzione a
“L’Empietà delusa”
Per comprendere questa “Sacra Rappresentazione” è necessario riportarsi all’inizio del 1700 quando queste Azioni Sacre abbandonavano i sacri testi della Bibbia per commentare avvenimenti privati di singoli santi o anche solo di cre-denti; si hanno in questi tempi numerosi testi tendenti a favorire la devozione più che non a celebrare i grandi misteri della presenza di Dio nel mondo.
L’intuizione dell’autore de “L’Empietà delusa” tende a mettere in risalto la di-mensione di religioso di San Pio V; cioè la sua fedeltà a Cristo Signore e alla Chiesa, che egli servì con la sua azione di profondo e illuminato riformatore, a partire dalle forme dell’espressione della fede per giungere alle Istituzioni della Chiesa china attuazione del Concilio di Trento. La cosiddetta Riforma protestante ebbe in questa opera di San Pio V una risposta sia sul piano delle verità da crede-re, sia sul rapporto della Chiesa con la cultura del tempo e con tutte le espressioni del Rinascimento.
Tutta la Sacra Rappresentazione mantiene un suo fascino sia letterario sia musi-cale; traspare tuttavia la cultura del tempo, e cioè un certo barocchismo e una ampollosità che, forse, a noi sembrano sovrabbondanti; per di più ha molto dell’immaginifico che, sovente, forza i fatti stessi che si vogliono raccontare. Pa-re di assistere ad una moderna “fiction”, ove una verità viene nascosta dietro a fatti del tutto immaginari: la verità è la lotta tra il bene e il male, la “fiction” sta nella volontà da parte del maligno di avvelenare i piedi del crocifisso posto sul tavolo di San Pio V per togliere di mezzo, secondo il demonio, un personaggio a lui molto scomodo.
Se si vuol comprendere il testo della Sacra Rappresentazione, bisogna mettersi sull’onda dell’educazione popolare: rendere visibilmente e musicalmente i sen-timenti del rapporto tra il bene del male e della ammirazione per una creatura che sa difendersi, con l’aiuto di quel Cristo che non abbandona i suoi fedeli, da ogni tentazione. Sarebbe stato difficile per la gente comune, all’inizio del 1700, esalta-re questo Papa per le sue grandi opere di riforma e per la sua posizione centrale nella vita del mondo allora conosciuto, se non attraverso a qualcosa di miracolo-so.
Ascoltando la musica e le parole del testo, tra arie e recitativi, la mente e il cuore devono andare oltre a quanto si udirà per ritrovare San Pio V nelle sue reali vesti di persona di umili origini, di religioso austero, di amante della verità rivelata, di fedele servitore della Chiesa, di riformatore della preghiera liturgica e delle Isti-tuzioni della Chiesa e di Santo, in un secolo di autentici santi quali: S. Carlo Bor-romeo, S. Filippo Neri, S. Teresa di Gesù, S. Giovanni della Croce….
Questi criteri di lettura e di ascolto de “L’Empietà delusa” possono aiutare a meglio comprendere la complessità di questo Papa, inserito nella storia della Chiesa e del mondo e personaggio che ha dominato tutto il secolo XVI.
Fernando Charrier, Vescovo di Alessandri |
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